L’invio di comunicazioni tramite il sistema di messaggistica di Facebook, anche a più iscritti, non fa scattare il reato di diffamazione se i messaggi sono inviati ad un soggetto per volta, mancando il requisito della comunicazione diretta a più persone. Lo ha ribadito la Corte di cassazione, sentenza n. 5701/2024, respingendo il ricorso di un uomo contro la sua ex colpevole, a suo dire, di aver inviato messaggi privati a due suoi amici “con l’intento preciso di danneggiarlo ed di isolarlo dal contesto degli amici e colleghi di lavoro”. Né si può sostenere che il solo fatto di aver utilizzato i messaggi di un social network implichi l’accettazione di un maggior rischio nella diffusione degli stessi.
da Federprivacy
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